venerdì 6 settembre 2013

Urlare.

Oggi è una giornata strana.. dura.
Oggi ho in testa il pensiero fisso del cibo. Ho il pensiero fisso della bilancia. Ho il pensiero fisso del 47.
Quando ho deciso di uscire dall'anoressia l'ho fatto perchè mi stavo rendendo conto che ogni giorno vivevo un'estenuante lotta con me stessa, ma diamine, uscirne è ancor più una battaglia! Ogni mattina mi sveglio e so che potrei ricascarci, e devo lottare di conseguenza, devo lottare per non decidere, quella mattina, di ricominciare da capo. Devo lottare per non decidere di prendere la bilancia e salirci. Devo lottare per scegliere di mangiare due biscotti invece di un caffè e basta.
Chi soffre di disturbi alimentari spesso non riesce a far capire a familiari o amici, quando gli viene chiesto, come si sente davvero. Le parole non bastano e sembra che, nonostante gli sforzi, davvero non bastino mai.
C'è sempre qualcosa in più da dire ma siamo noi per prime che omettiamo.
E ci sentiamo sempre più sole.. più incomprese.
Si dovrebbe avere la forza e il coraggio di urlare, urlare a tutto il mondo quello che abbiamo dentro, quello che ci divora. Si dovrebbe avere la fiducia di aggrapparsi alle corde che ci hanno lanciato fino infondo al pozzo, per farsi tirare su.. piano, senza guardare giù.
Vorrei poter dare una mano, vorrei poter scrivere come ci si sente per far si che qualche ragazza riesca finalmente a parlare..
Pochi sanno che io sto scrivendo un libro sulla mia storia.. e voglio riportare qui una piccola parte:

“Odio sentire la sveglia suonare, accidenti.
Che ore sono?
Le 6.00.
Forse posso concedermi ancora qualche minuto di sonno.
Quanto freddo..eppure il riscaldamento è acceso.
Forse…”

Ecco il rumore delle scale salite troppo di corsa, la porta del bagno che si apre, il lieve tocco dei vestiti sul pavimento, la corsa verso la camera.. il fiatone..

“Lo sapevo.. un altro chilo..un altro chilo!”

Quanta gioia nel cadere sul pavimento con la vista annebbiata e la testa che gira.. e quanto entusiasmo nel rialzarsi piano sentendo i muscoli indolenziti.
Le mani che accarezzano quasi incredule quel corpo così ossuto.
Iniziano sfiorando le clavicole..” ci potrei far stare una moneta!”
Scendono sulle costole…”le posso contare..”
Sfiorano il bacino.. lo stringono.. “sono così pungenti”
Circondano una coscia, ne segnano con le dita la circonferenza.
Accarezzano il piede ossuto.
Si fermano, tremano.  Si fiondano sul viso..ora picchiettano su tutto il corpo, su tutte le ossa. Tremano, si agitano, e il sorriso cresce sempre di più.
“..wow..”
Quel sorriso è così grande e meraviglioso,  ma non potrò mai vederlo. Perché?
La smorfia di gioia è ancora sul volto, quando la testa si volta di colpo verso lo specchio.
Il sorriso scompare.
Una lacrima si posa sulle occhiaie, fatica a scendere, ma è questione di secondi perché cominci a scorrere e righi quel volto. Il terreno sotto i piedi sembra crollare. Certo, con tutto quel grasso, cosa pretendo?
“..che schifo..mi sbagliavo”
Con un tocco leggero del piede la bilancia viene rispedita sotto il letto.
I passi verso il bagno questa volta sono lenti, pesanti.
Lo specchio del bagno è difficile da evitare. Aspetto solo che il vapore dell’acqua bollente della doccia riempia la stanza e cancelli quel mostro.
Ecco fatto.

Ora chiudo, vado a fare qualcosa che mi distragga dai pensieri di questa mattina..
un bacio, 

B.

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